Missioni italiane all’estero, tutte le operazioni dal Dopoguerra a oggi

Missioni italiane all'estero

Le missioni italiane all’estero vedono l’Esercito Italiano impegnato su più fronti: scopriamoli tutti in questo articolo

Le missioni italiane all’estero sono un aspetto essenziale dell’Esercito Italiano, che è impegnato in varie operazioni di peacekeeping e assistenza umanitaria. L’Italia, infatti, nella sua Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Perciò i soldati italiani schierati al di fuori dello Stivale lavorano per stabilizzare le aree a cui sono assegnati e non sono implicati in guerre di conquista. Andiamo ora a esaminare, una per una, le missioni Esercito Italiano che vanno oltre i confini nazionali a partire dal 1946, ovvero dopo la nascita della Repubblica.


INDICE
– Missioni italiane all’estero: operazioni concluse
– Missioni italiane all’estero: operazioni in atto
– Missioni Esercito Italiano all’estero: preparati con Nissolino Corsi


Missioni italiane all’estero: operazioni concluse

Dopo il Referendum Istituzionale (2 giugno 1946), per l’Italia si aprì una fase di transizione. Era infatti necessario lavare l’onta del fascismo e ricostruire relazioni internazionali in un nuovo contesto: quello dell’alleanza atlantica.

Il Paese, arresosi nella Seconda Guerra Mondiale e liberato dai nazifascisti con l’aiuto degli americani, entrò nella NATO come membro fondatore nel 1949 e assieme agli altri stati del Vecchio Continente contribuì alla nascita dell’Unione Europea. Nel 1951 venne infatti istituita la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, mentre sei anni più tardi fu la volta della Comunità economica europea (CEE), ratificata con il Trattato di Roma.

Insomma, con l’Italia che della fine degli anni Cinquanta iniziò a proiettarsi nel futuro, anche l’Esercito Italiano cambiò le sue prerogative. Da Forza Armata di conquista e offesa sotto il fascismo, ora ci si concentrò sulla difesa del territorio e dei suoi cittadini. Tuttavia, lo Stivale dovette da lì in poi rispondere a esigenze che andavano al di là della sovranità nazionale (art. 11 della Costituzione). Fu per questo che l’Esercito si attivò in missioni italiane all’estero, le quali consistettero spesso nel prestare soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali e nel mantenere la pace in regioni instabili. Numerosi concittadini persero la vita durante queste operazioni: li abbiamo ricordati tutti qui.

Missioni italiane all’estero: dal 1949 al 1989

L’Italia dunque iniziò a schierare le proprie truppe nell’ambito di missioni organizzate da Nazioni Unite (ONU), NATO e Unione Europea per assicurare la pace o controllare l’osservanza delle tregue fra nazioni o territori in conflitto fra loro. È in questo ambito che si inseriscono le missioni di pace che vanno dal 1949 al 1989, anno in cui cadde il Muro di Berlino e si aprì l’era del multilateralismo.


 

India e Pakistan – UNMOGIP (gennaio 1949)

Creata a seguito della risoluzione n. 47 (1948) del Consiglio di Sicurezza (C.S.) dell’ONU, il Gruppo di Osservatori delle Nazioni Unite tra India e Pakistan (UNMOGIP) aveva come obiettivo quello di controllare, nello Stato di Jammu e Kashmir, il cessate il fuoco tra India e Pakistan. I compiti degli osservatori erano:

  • accompagnare le Autorità locali nelle loro indagini;
  • raccogliere quante più informazioni possibili;
  • intessere relazioni con le due parti del conflitto nel modo più imparziale possibile.

Alla fine del 1971, le ostilità tra India e Pakistan ripresero, per mano del movimento per l’indipendenza che si era sviluppato nella regione del Kashmir. Questa guerra si concluse con la creazione del Bangladesh. Nel luglio 1972, l’India e il Pakistan firmarono un accordo che definisce una linea di controllo nel Kashmir. L’India decretò quindi la fine del mandato UNMOGIP, ma il Pakistan non era d’accordo. Data l’inconciliabilità tra le due parti, il Segretario Generale dell’ONU decise che ogni variazione alla missione doveva passare solo dal Consiglio di Sicurezza.

Il contributo nazionale alla prima fra le missioni italiane all’estero ha visto, da gennaio del 1949, l’impiego, a rotazione, di 4 unità dell’Esercito, il cui rientro in patria è avvenuto solo il 30 marzo 2015.

 

Medio Oriente – UNTSO (gennaio 1958)

Istituita nel maggio 1948, UNTSO fu la prima operazione di peacekeeping istituita dalle Nazioni Unite. Oggi più che mai, con l’inasprirsi del conflitto fra Israele e Hamas, l’ONU continua a essere attore principale nel risolvere la complessa situazione in Medio Oriente. Nel novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite formulò un progetto di ripartizione della Palestina, favorendo le condizioni per la creazione di uno stato arabo e di uno israeliano, con Gerusalemme da considerarsi a status internazionale.

Il piano però non fu accettato dai palestinesi e dagli stati Arabi e il 14 maggio 1948 il Regno Unito abbandonò il suo mandato sulla Palestina. Venne quindi proclamato lo stato di Israele. Di lì a qualche giorno presero il via le ostilità. Il 29 maggio 1948 il Consiglio di Sicurezza votò la risoluzione n. 50, secondo la quale si imponeva un immediato cessate il fuoco. Il C.S. stabilì inoltre che la tregua sarebbe stata posta sotto la supervisione di un mediatore dell’ONU, affiancato da Osservatori Militari internazionali.

Il primo gruppo di osservatori, la “United Nations Truce Supervision Organization” (UNTSO), arrivò nella regione nel giugno del 1948. L’ente appena creato aveva anche il compito di far rispettare il “General Armistice Agreements” tra Israele e le quattro nazioni Arabe confinanti (Egitto, Giordania, Libano e Siria).

A seguito dei conflitti del 1956, 1967 e del 1973, le funzioni ed i compiti degli Osservatori UNTSO sono state modificate, ma la l’opera di mediazione tra le parti fu determinante anche come deterrente.

L’Italia ha contribuito alla Missione con 7 osservatori (di cui 6 dell’Esercito Italiano), il cui mandato è terminato il 26 marzo 2015.


 

Libano – Missione “Libano 1” (agosto 1982)

Su richiesta del Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri del Governo libanese, l’esecutivo italiano inviò un battaglione con lo scopo di assicurare l’incolumità fisica del personale palestinese in partenza da Beirut e degli abitanti della regione. Questa fra le missioni italiane all’estero fu resa necessaria per favorire il ristabilimento della sovranità e delle autorità del Governo libanese.

La missione fu svolta nel periodo dal 23 agosto all’11 settembre 1982 e venne affidata al 2° battaglione bersaglieri “Governolo” e un plotone dei Carabinieri.

 

Libano – Missione “Libano 2” (settembre 1982)

Dopo i tragici avvenimenti accaduti nei campi palestinesi di Sabra e Chatila, (periferia ovest di Beirut) e le consultazioni tra il Governo libanese ed il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Beirut chiese ad alcuni Paesi, tra cui l’Italia, una Forza multinazionale da schierare in località concordate.

La seconda operazione libanese tra le missioni italiane all’estero aveva come obiettivi:

  • assicurare il ristabilimento della sovranità e dell’autorità del Governo libanese;
  • garantire l’incolumità della popolazione.

La missione italiana, denominata ITALCON, si svolse dal 24 settembre 1982 al 6 marzo 1984. L’impegno complessivo fu di 8.345 uomini.

 

Afghanistan – UNOCA (marzo 1989)

Verso la fine del 1988 il Governo italiano approvava la partecipazione all’iniziativa internazionale promossa dall’ONU dal nome UNOCA (United Nations Office for Coordinating Relief in Afghanistan, “Operation Salaam”). Il fine dell’operazione era bonificare un territorio da circa 50 milioni di mine lasciate sul terreno in 10 anni di attività bellica.

Il 30 marzo 1989 furono inviati otto Ufficiali del Genio dell’Esercito con il compito di addestrare istruttori e personale. L’Italia ha partecipato a questa attività dal 30 marzo al 14 ottobre 1989.

Una seconda missione è poi iniziata il 1° maggio 1990 ed è terminata il 14 ottobre 1990 nel campo di addestramento di Quetta (Pakistan). Le finalità erano le stesse, ma questa volta il personale inviato ammontava a sei persone (quattro Ufficiali e due Sottufficiali del Genio).


 

Namibia – UNTAG/HELITALY (marzo 1989)

Il 13 dicembre 1988 dopo lunghe trattative, i governi di Pretoria, Luanda e l’Avana sottoscrissero un accordo per il ritiro dei cubani dall’Angola, la smilitarizzazione della Namibia da parte dei sudafricani e la proclamazione dell’indipendenza dello stesso Stato.

Per effetto della risoluzione ONU n. 435/78, il nostro Paese – nell’ambito delle missioni italiane all’estero – intervenne nell’ottica dell’UNTAG (United Nations Temporary Assistance Group) con uno squadrone elicotteri dell’Esercito denominato “Helitaly“. I compiti affidati allo squadrone riguardavano:

  • l’evacuazione della popolazione;
  • la ricerca ed il soccorso;
  • il trasporto di personale e materiali;
  • la costruzione di infrastrutture di comunicazione fra il comando centrale e quelli periferici.

Missioni italiane all’estero: dal 1990 al 1999

Il periodo in cui si svolgono le seguenti missioni italiane all’estero è caratterizzato da una forte instabilità nell’area dei Balcani e in Africa Centrale. Oramai Italia ed Esercito Italiano sono riconosciuti a livello internazionali come attori rispettosi delle comunità che ospitano i nostri soldati e quindi sono chiamati a intervenire in scenari particolarmente delicati.

 

Kurdistan – “Airone” (maggio 1991)

Il 5 aprile 1991 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con la Risoluzione n. 688, aveva intimato all’Iraq di cessare la repressione di stampo islamista in atto e di agevolare interventi di organizzazioni umanitarie. Il Governo italiano formalizzò quindi la partecipazione a “Provide Comfort” e i primi reparti partirono da Livorno e dagli aeroporti di Pisa e Caselle.

Per la sicurezza del settore, incursori e paracadutisti effettuarono pattugliamenti e posti di blocco, controllando un territorio ampio fino a 1.400 kmq. Le forze operative garantirono la difesa del contingente e il rientro dei profughi. A partire dal 9 luglio iniziò il disimpegno delle unità con la cessione dell’ospedale da campo all’ospedale civile di Zakho.

 

Albania – “Pellicano” (settembre 1991)

Le grandi difficoltà economiche e sociali che attraversavano l’Albania, diedero il via ad un esodo che, nel 1991 raggiunse il suo apice. In tanti si ricorderanno dello sbarco di 20.000 albanesi al porto di Bari l’8 agosto di quello stesso anno. Il Governo italiano, allora, decise di portare in Albania i primi soccorsi umanitari per scoraggiare l’immigrazione e rimpatriare i clandestini illegali.

Compito della missione era quindi quello di distribuire ai magazzini di Stato albanesi gli aiuti di emergenza inviati dall’Italia dai porti di Durazzo e di Valona, nonché la distribuzione di farmaci alla popolazione albanese delle due città. Nella prima fase di svolgimento (settembre 1991- marzo 1992), i mezzi dell’Operazione “Pellicano” assicurarono il trasporto di 90.659 tonnellate di generi vari inviati dall’Italia.

La seconda fase della missione consisteva nella distribuzione di aiuti inviati dalla Comunità Economica Europea (marzo-settembre 1993), seguiti da una ulteriore tranche di aiuti italiani. Alla missione, condotta da unità logistiche dell’Esercito, presero parte il Battaglione Logistico “Carso” e il Battaglione Logistico “Acqui”.


 

Somalia – UNOSOM “Ibis” (dicembre 1992)

In risposta alla richiesta avanzata dall’ONU, il 13 dicembre, nell’ambito dell’operazione umanitaria multinazionale “Restore Hope“, i primi reparti italiani iniziarono ad affluire in Somalia. Denominato “ITALFOR-IBIS“, il contingente italiano era formato in gran parte dalla Brigata Paracadutisti “Folgore” e comprendeva anche personale della Marina e dell’Aeronautica.

A partire dal 4 maggio 1993, la missione multinazionale “Restore Hope” assumeva la fisionomia di missione ONU e le forze schierate si spostavano sotto il controllo operativo del Comando UNOSOM I. Il 6 settembre 1993, la Brigata Paracadutisti “Folgore” veniva avvicendata dalla Brigata meccanizzata “Legnano”. Il 16 gennaio 1994 iniziava il ripiegamento del nostro Contingente, con la graduale cessione dei settori di responsabilità.

L’operazione si concludeva il 21 marzo 1994. Durante la missione persero la vita undici militari italiani, un’infermiera volontaria delle Croce Rossa e due giornalisti Rai.

 

Mozambico – ONUMOZ “Albatros” (marzo 1993)

Gli accordi di pace tra il Governo del Mozambico e la RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), siglati a Roma il 4 ottobre 1992, sancirono che la supervisione dell’attuazione del cessate il fuoco venissero affidate alle Nazioni Unite. Il 16 dicembre, il Consiglio di Sicurezza autorizzò l’Operazione ONUMOZ (United Nations Operations in Mozambique), per favorire il processo di pacificazione. Gli obiettivi della componente militare della missione erano:

  • monitorare e verificare il mantenimento della pace;
  • controllare la separazione e la concentrazione delle forze contrapposte;
  • smobilitare e disarmare i combattenti irregolari;
  • attuare misure di sicurezza in favore di infrastrutture e dei servizi vitali;
  • fornire sicurezza alle attività svolte dalle Nazioni Unite e dalle altre organizzazioni internazionali.

L’Italia contribuì alla missione sino all’aprile 1994 con un contingente di 1.030 uomini, fornito dalle Brigate “Taurinense”, prima, e “Julia” poi.

 

Ruanda – “Ippocampo” (marzo 1994)

Nella primavera del 1994 esplose la conflittualità tra le due maggiori etnie (Tutsi e Hutu) del Ruanda. Dopo una serie di consultazioni a livello internazionale, venne varata l’operazione di recupero dei cittadini stranieri Silver Back“. Alla missione partecipò anche l’Italia con un contingente formato dagli uomini della “Folgore”, del Comando Subacquei Incursori “Teseo Tesei” della Marina e velivoli da trasporto della 46^ Brigata Aerea. Il 10 marzo 1994 il nostro contingente atterrò all’aeroporto di Kigali. Iniziò così l’operazione “Ippocampo Ruanda“.


 

Bosnia – IFOR/SFOR (dicembre 1995)

L’Accordo di Dayton pose fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina, tuttavia c’era ancora da monitorare e stabilizzare la regione balcanica. Il 15 dicembre 1995, il Governo italiano disponeva la partecipazione di un contingente dell’Esercito alla Forza di Attuazione del Piano (Implementation Force – IFOR), incentrato sulla brigata “Garibaldi”.

Il 20 dicembre 1996, IFOR venne riconfigurata in Stabilization Force – SFOR allo scopo di:

  • stabilizzare gli effetti del Piano di Pace;
  • prevenire l’insorgere di nuovi focolai di tensione;
  • ripristinare le condizioni minime di convivenza sociale;
  • favorire la ricostituzione delle Istituzioni civili del Paese.

Il 9 luglio 2004 la Risoluzione n. 1551 dell’ONU autorizzava la prosecuzione di SFOR per ulteriori sei mesi ed accogliendo la decisione della NATO di concludere SFOR entro la fine del 2004.

 

Albania – “Alba” (aprile 1997)

La missione “Alba” fu la prima forma di intervento multinazionale (Francia, Turchia, Grecia, Spagna, Romania, Austria e Danimarca) promossa e guidata dal nostro Paese, che guida anche questa tra le missioni italiane all’estero. Sollecitata dall’OSCE e dall’ONU e approvata il 9 aprile 1997 dal Parlamento, si è svolta dal 13 aprile al 12 agosto 1997. La presenza dei militari consentì di raffreddare la situazione albanese, degenerata all’inizio del 1997 principalmente per cause economiche e finanziarie.

La Forza Multinazionale di Protezione (FMP) effettuò in quattro mesi di attività circa 1.700 azioni operative, in massima parte per la scorta a convogli che hanno consentito alle Organizzazioni umanitarie di distribuire oltre 5.700 tonnellate di viveri, medicinali, sementi e vestiario. Per i turni elettorali del 29 giugno e del 6 luglio furono inoltre effettuate 674 missioni di sicurezza a favore degli osservatori OSCE.

L’Esercito italiano, schierato fra Tirana, Durazzo, Valona e Fier, ha contribuito con:

  • Brigata meccanizzata “Friuli”;
  • 18° Reggimento bersaglieri della Brigata “Garibaldi”;
  • 187° Reggimento paracadutisti della “Folgore”;
  • 151° Reggimento. fanteria della “Sassari”
  • Incursori del “Col Moschin”;
  • specialisti i AVES, Genio, Sanità e Trasmissioni.

 

Macedonia – FYROM “Joint Guarantor” (dicembre 1998)

Il contributo italiano all’Operazione NATO in Macedonia (FYROM) prese il via il 9 dicembre 1998. La forza multinazionale, inquadrata nell’operazione NATO “Joint Guarantor“, aveva il compito di evacuare i verificatori dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) dal Kosovo, se si fosse reso necessario.

L’Esercito Italiano ha contribuito alla costituzione di tale Forza (Extraction Force), con un proprio Gruppo Tattico, costituito principalmente dai militari dell’8° Reggimento Bersaglieri della Brigata “Garibaldi”.

 

Albania – “Allied Harbour” (aprile 1999)

Dalla fine del 1998 l’Albania fu interessata da un continuo flusso di profughi dal Kosovo, in seguito alla repressione messa in atto dai Serbi. A fronte di questa tragedia, la Comunità Internazionale – e l’Italia in particolare – si mossero per fornire solidarietà ed assistenza. In questo quadro venne approvata la costituzione di un contingente militare da rischierare in Albania con prevalenti compiti di soccorso umanitario: l’operazione “Allied Harbour”. Ad essa l’Italia partecipò con unità della Brigata Alpina Taurinense.

 

Timor Est – “Stabilise” (settembre 1999)

L’ONU, attraverso la risoluzione n. 1264 del 15 settembre 1999, autorizzava la costituzione di una “Forza Multinazionale” – denominata INTERFET (International Force in East Timor) – al fine di ristabilire le condizioni di convivenza pacifica e di sicurezza della popolazione di questo piccolo stato del Sud-Est Asiatico. Il 15 settembre 1999, il Ministro della Difesa autorizzava la pianificazione e la partecipazione di Unità italiane all’operazione (Operation Stabilise) nell’ambito della “Forza Multinazionale“, disponendo l’invio di un contingente dell’Esercito su base 187° Reggimento paracadutisti.

Missioni italiane all’estero: dal 2001 ai giorni nostri

Il Nuovo Millennio si aprì con la speranza di un nuovo periodo di pace e prosperità. Tuttavia, ben presto la popolazione mondiale dovette fare i conti con l’attentato al World Trade Center dell’11 settembre 2001. Questa tragedia spostò l’attenzione dell’opinione pubblica su un fenomeno trattato ancora marginalmente: il fondamentalismo islamico di matrice terroristica.

Tutto il mondo occidentale, su spinta degli Stati Uniti, iniziò dunque a proiettare il proprio raggio d’azione sul Medioriente. Ecco tutte le missioni italiane all’estero dal 2001 al 2016. Questo però senza tralasciare altri scenari sensibili, come Africa, Asia meridionale e Balcani.


 

Macedonia – FYROM “Essential Harvest, Amber Fox & Allied Harmony” (agosto 2001)

A seguito del grave peggioramento della situazione interna alla FYROM (Former Yugoslavian Republic of Macedonia), il 15 agosto 2001 veniva siglata l’intesa fra NATO e Macedonia ed autorizzato l’invio dei primi contingenti denominati “Task Force Harvest“.

La Forza era configurata sulla base della 16^ Brigata Aeromobile britannica, suddivisa in quattro battaglioni multinazionali, a guida francese (con contributo tedesco e spagnolo), greca, britannica (con contributo olandese) e italiana, comprendente un’unità turca. La componente nazionale venne costituita sulla base del 152° Reggimento fanteria “Sassari”, cui si affiancò uno squadrone blindo del Reggimento “Savoia Cavalleria” ed elementi del Genio delle Trasmissioni.

Il passaggio dall’Operazione “Essential Harvest” all’Operazione “Amber Fox” avvenne il 4 ottobre 2001. Le Forze nazionali impiegate nella nuova operazione furono tratte principalmente da quelle già presenti nella repubblica macedone. “Amber Fox” fu una missione di monitoraggio internazionale, condotta dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e dall’Unione Europea (UE). L’Esercito Italiano contribuì con la partecipazione 3° Reggimento alpini, del Reggimento lancieri di “Novara”(5°), del 183° Reggimento paracadutisti “Nembo” e del 66° Reggimento aeromobile “Friuli”.

Terminata l’operazione “Amber Fox”, fu la volta dell’Operazione “Allied Harmony“, che l’Italia onorò con un plotone blindo dei “Lancieri di Novara”, un’unità EOD (Bonifica Ordigni Esplosivi) ed un nucleo di personale di staff.

 

Afghanistan – “Enduring Freedom – Nibbio” (marzo 2003)

L’Operazione “Iraqi Freedom” in Iraq, progettata dagli USA per il rovesciamento del regime di Saddam Hussein, si basò sulla Risoluzione n. 1483 dell’ONU. L’Italia aderiva con un proprio Contingente Militare interforze schierato nella regione meridionale dell’Iraq sotto la responsabilità della Divisione Multinazionale a guida Inglese. Il contingente “Antica Babilonia” vide l’avvicendarsi di circa 30.000 soldati italiani schierati nella provincia del Dhi Qar.

In questo contesto persero la vita i Carabinieri e i soldati dell’Esercito Italiano colpiti dalla Strage di Nassiriya (12 novembre 2003).


 

Afghanistan – ISAF (agosto 2003)

La forza di intervento internazionale denominata “International Security Assistance Force” aveva il compito di garantire un ambiente sicuro a tutela dell’Autorità provvisoria afghana, che si insediò a Kabul il 22 dicembre 2001 a seguito della Risoluzione n. 1386 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Iniziata come Missione Multinazionale, dall’agosto 2003 il contingente è stato a guida NATO. In tale quadro, pur mantenendo le responsabilità assunte nell’area della capitale Kabul, l’Italia si assunse la responsabilità di uno dei cinque settori regionali – il Regional Command West – in cui l’Afghanistan fu suddiviso.

 

Iraq – Nato Training Mission – NTM-I (agosto 2004)

L’obiettivo della missione era quello di provvedere, con il governo transitorio iracheno, alla formazione dei quadri dirigenziali, all’addestramento e al supporto tecnico dell’Iraqi Security Force (ISF). Tutto questo venne fatto per agevolare l’Iraq nel processo di democratizzazione e nel raggiungimento di uno stato di sicurezza efficace e durevole.

 

Sudan – UNMIS “Nilo” (gennaio 2005)

Il 9 gennaio 2005 il Governo sudanese e il Movimento Popolare per la Liberazione del Sudan firmarono a Nairobi (Kenya) un accordo di pace (Comprehensive Peace Agreement – CPA). Questo stabiliva le norme per la divisione del potere tra il Nord ed il Sud del Sudan. A seguito del mancato rispetto dei trattati, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU emanava il 24 marzo 2005 la Risoluzione 1590 che prevedeva l’impiego di una forza militare multinazionale in Sudan.

Lo scopo della missione di UNMIS era quello di supportare l’implementazione del CPA e assistere il Governo sudanese e il Movimento Popolare per la Liberazione del Sudan nell’applicazione dell’accordo di pace. L’Italia partecipò alla missione UNMIS (“Operazione Nilo”) con un Contingente Nazionale a livello battaglione, su base del 183° reggimento paracadutisti “Nembo”.

 

Pakistan – “Indus” (novembre 2005)

Nell’ottica degli aiuti forniti al Pakistan dall’Alleanza Atlantica, il 7 novembre 2005 il contingente dell’Esercito Italiano salpò dal porto di Civitavecchia per una missione di soccorso e supporto alla ricostruzione in favore delle popolazioni del Pakistan. La spedizione si rese necessaria a seguito del terremoto dell’8 ottobre 2005.

Il contingente italiano partecipò alle operazioni nell’area di Bagh, città di 100.000 abitanti, completamente rasa al suolo dal sisma.


 

Ciad/Repubblica Centrafricana – EUFOR “Nicole” (settembre 2007)

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con la Risoluzione n. 1778 (25 settembre 2007), autorizzava il dispiegamento nella Repubblica Centro Africana e nella Repubblica del Ciad di un Contingente militare a guida Unione Europea (EUFOR). Questo con lo scopo di supportare la missione delle Nazioni Unite (MINURCAT). Il pacchetto di Forze dell’UE previste per l’assolvimento della missione era di circa 4000 uomini.

L’Italia contribuì con l’impiego di una Task Force nazionale (TF “Ippocrate“), nell’ambito dell’Operazione “Nicole“, composta da un dispositivo sanitario campale dell’Esercito.

 

Georgia – “European Union Monitor Mission” (ottobre 2008)

L’Unione Europea, aveva disposto il dispiegamento in Georgia di una missione denominata European Union Monitoring Mission (EUMM) con Quartier Generale a Tbilisi. L’obiettivo dell’operazione era garantire il monitoraggio di quanto previsto dagli accordi UE-Russia del 12 agosto e dell’8 settembre 2008.

L’EUMM operò in stretto coordinamento con le missioni già attivate nel Paese dall’OSCE e dall’ONU (United Nations Observer Mission in Georgia – UNOMG). Alla missione, iniziata il 1° ottobre 2008, hanno partecipato 26 Paesi membri dell’Unione Europea. Il 30 dicembre 2011, tutto il personale italiano impiegato nell’operazione rientrò in Patria.

 

Haiti – Operazione “White Crane” (gennaio 2010)

Dopo il terremoto del 12 gennaio 2010 che colpì Haiti, il Governo predispose l’impegno di un contingente militare interforze per concorrere alle attività di ricostruzione e di soccorso alla popolazione. Per l’operazione, denominata “White Crane“, fu autorizzata la partecipazione di circa 900 militari italiani.


 

Mozambico – EMOCHM (agosto 2014)

La situazione sociale in Mozambico era instabile sin dai primi anni Ottanta e il paese cadde in una sanguinosa guerra civile che spinse la comunità internazionale ad intervenire. A partire dal 2012, le tensioni tra i due principali partiti (FRELIMO e RENAMO) si riacutizzarono minacciando l’incolumità dei rispettivi leader politici. Dopo molteplici negoziati, fu raggiunto un accordo politico d’intesa tra, siglato il 24 agosto 2014.

L’accordo sancì la fine delle ostilità e la costituzione di una Missione internazionale di osservazione denominata “Equipa Militar de Observacao da Cessacao das Hostilidades Militares” (EMOCHM) cui l’Italia fu invitata a partecipare. Il contributo italiano alla missione fu di 3 Ufficiali, di cui 2 dell’Esercito, rientrati in Patria il 15 marzo 2015.

 

Repubblica Centrafricana – EUFOR RCA (settembre 2014)

A seguito del Political agreement del Foreign Affairs Council meeting (Unione Europea) e della risoluzione ONU n. 2134, il 10 febbraio 2014, il Consiglio dell’UE decise di avviare una missione militare in Repubblica Centro Africana (EUFOR RCA). L’operazione consisteva nel conseguimento di un ambiente sicuro nell’area di Bangui.

La Francia assunse la leadership dell’operazione e l’Italia contribuì con un plotone del Genio con capacità di supporto alla manovra.

 

Afghanistan – “Resolute Support” (gennaio 2015)

Il 31 dicembre 2014 la missione ISAF giunse al termine e il 1° gennaio successivo fu avviata la nuova missione a guida NATO: la “Resolute Support” (RS). Questa si incentrava sull’addestramento delle Forze Armate afgane (Afghan National Security Forces – ANSF) e le sue istituzioni.

Questa nuova missione era di tipo “no combat”, e sensibilmente più contenuta nei numeri. La Missione Afghanistan RS aveva come centro nevralgico la capitale Kabul, e 4 “derivazioni”: Mazar-e Sharif a nord, Herat ad ovest, Kandahar a sud e Laghman ad est. Il Comandante di RS era il Gen. Austin Scott Miller (USA).


 

Libia – Operazione Ippocrate (settembre 2016)

L’operazione, denominata “Ippocrate“, prevedeva lo schieramento di una Task Force di circa 300 militari così articolata: una componente sanitaria (ospedale da campo) una componente logistica di comando/controllo e un’unità per la protezione di tutte le componenti della struttura ospedaliera. Lo scopo della missione era di fornire assistenza sanitaria alle forze libiche impegnate nel contrasto alla presenza di Daesh in Libia.

Il personale interforze era specializzato nel trattamento dei feriti di guerra. A essi si aggiunsero gli addetti in comunicazioni, comando e controllo, logistica e quelli destinati alla protezione della forza. L’Operazione Ippocrate si concluse il 31 dicembre 2017.

Missioni italiane all’estero: operazioni in atto

Ora che abbiamo esaminato le missioni italiane all’estero già concluse, concentriamoci sulle missioni Esercito Italiano ancora in atto. Alcune di queste sono state avviate negli anni Novanta, mentre altre sono risposte della NATO a minacce più recenti, come ad esempio l’illegale invasione russa ai danni dell’Ucraina.

Missioni italiane all’estero in atto: dal 1991 al 2010

Queste operazioni si inseriscono nel contesto delle missioni di pace Esercito Italiano e si concentrano maggiormente sull’area balcanica e africana.

 

Marocco – MINURSO (aprile 1991)

MINURSO fu istituita con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 690 (29 aprile 1991). La missione nacque a seguito delle “proposte di accordo” accettate in data 30 agosto 1988 dal Marocco e dal Fronte POLISARIO (Frente Popular para la Liberacion de Saguia el-Hamra y de Rio de Oro). Questo documento prevedeva un periodo di transizione durante il quale il Rappresentante Speciale avrebbe avuto l’esclusiva responsabilità su tutti gli aspetti riguardanti il Referendum, per mezzo del quale il popolo del Sahara Occidentale avrebbe potuto scegliere tra l’indipendenza e l’integrazione con il Marocco. L’Italia partecipò alla Missione fino al 2015 per poi ripartecipare a partire dal 2017.

 

Kosovo – KFOR Joint Enterprise (giugno 1999)

L’Operazione KFOR iniziò all’alba del 12 giugno 1999. In precedenza, le truppe NATO erano schierate nella FYROM (dicembre 1998) per assicurare, nell’ambito dell’operazione “Joint (Determined) Guarantor” (sotto comando dell’Allied Rapid Reaction Corps), i seguenti obiettivi:

  • evacuazione in emergenza degli osservatori OSCE dal Kosovo;
  • supporto alle organizzazioni umanitarie per l’assistenza ai profughi usciti dal Kosovo.

Dal settembre 1999 e fino alla costituzione del quartier generale NATO a Tirana (giugno 2002) alla KFOR era assegnato anche il comando dell’operazione NATO in Albania denominata Communication Zone West (COMMZ-W) a guida italiana. Alla fine del 2004 le autorità NATO decisero di raggruppare tutte le operazioni condotte nell’area balcanica in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area), dando origine il 5 aprile 2005 all’operazione “Joint Enterprise“.

In relazione agli sviluppi di situazione connessi con la dichiarazione di indipendenza del Kosovo, proclamata unilateralmente il 17 febbraio 2008, e la successiva entrata in vigore della relativa Costituzione il 15 giugno 2008, la presenza delle forze NATO fu incrementata.

Dal 1° marzo 2011 ad agosto 2019 KFOR schierava in Kosovo due Multinational Battle Group (di cui uno a comando italiano), un Reggimento Carabinieri MSU (composto esclusivamente da militari dell’Arma dei Carabinieri), un Reggimento con funzioni di Riserva Tattica (multinazionale), tre unità multinazionali Joint Regional Detachment (JRDs) di cui uno a leadership italiana.

All’operazione “Joint Enterprise” in Kosovo partecipano attualmente 28 Paesi, di cui 20 appartenenti alla NATO e 8 partner, con un impegno complessivo di forze che oggi ammonta a circa 3800 unità.

 

Bosnia-Erzegovina – EUFOR Althea (dicembre 2004)

L’Operazione EUFOR “Althea ebbe inizio il 2 dicembre 2004 su mandato delle Nazioni Unite, in sostituzione dell’Operazione della NATO “Joint Forge”. Nelle prime fasi l’operazione contava circa 6 mila militari, una consistenza che si è progressivamente ridotta con il generale e costante miglioramento del livello di sicurezza.

Nel febbraio 2007 si decise per una progressiva riduzione di EUFOR e la chiusura della struttura territoriale basata sulle Multi National Task Forces (MNTFs). Nel novembre 2009 fu siglato con le controparti locali un “Protocollo di Intesa” per regolare il controllo delle importazioni, esportazioni, transito e il trasporto interno di armi ed equipaggiamenti militari, munizioni, tecnologia duale e materiale nucleare da e per la Bosnia.


 

Libano – UNIFIL Operazione “Leonte” (novembre 2006)

Prima della crisi di luglio-agosto 2006 la missione delle forze UNIFIL era quella di verificare il ritiro delle truppe israeliane dal Libano e assistere il Governo libanese. Con la Risoluzione n. 1701 dell’11 agosto 2006 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dispose il potenziamento del contingente militare di UNIFIL con lo scopo di:

  • monitorare la cessazione delle ostilità;
  • sostenere le Lebanese Armed Forces (LAF) nel loro rischieramento nel Sud del paese;
  • coordinare il ritiro delle IDF dai territori libanesi occupati ed il ridispiegamento delle LAF negli stessi territori lasciati liberi dagli israeliani;
  • estendere la propria assistenza per favorire un corridoio umanitario per il rientro degli sfollati;
  • assistere le LAF nella stabilizzazione delle aree con le seguenti linee guida:
    • pieno rispetto della Blue Line (anche Israele);
    • prevenire la ripresa delle ostilità;
    • mettere in atto i rilevanti provvedimenti degli accordi di Taif, e della Risoluzione 1559 (2004) e 1680 (2006), che impongono il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano;
    • nessuna arma o autorità che non sia dello Stato libanese;
    • nessuna forza straniera in Libano senza il consenso del Governo;
    • nessun commercio o rifornimento di armi e connessi materiali al Libano tranne quelli autorizzati dal Governo;
    • consegna all’ONU di tutte le carte/mappe contenenti lo schieramento delle mine in Libano (Israele);
    • intraprendere tutte le necessarie azioni nelle aree di schieramento delle sue forze e, per quanto nelle proprie possibilità, assicurare che la sua area di operazioni non sia utilizzata per azioni ostili di ogni tipo.
  • Reagire con la forza a tentativi di impedire l’assolvimento del proprio compito.

Attualmente UNIFIL continua a monitorare il rispetto del cessate il fuoco ed il rispetto della Blue Line con: osservazione da posti fissi, pattuglie (diurne e notturne), realizzazione di check-point, collegamento con le Forze Armate libanesi, pattugliamento marittimo.

 

Somalia – EUTM (aprile 2010)

Tra le iniziative assunte dalla Comunità Internazionale per la stabilizzazione del Corno d’Africa, il Consiglio Europeo approvò l’invio di una missione militare per contribuire all’addestramento delle Forze di sicurezza somale, denominata “European Union Training Mission to contribute to the training of Somali National Security Forces” – EUTM Somalia.

La Missione in Somalia, lanciata il 10 aprile 2010, fu inizialmente schierata in Uganda. Furono così costituititi un Mission Headquarter (MHQ) presso la capitale Kampala, un Training Camp (base addestrativa) a Bihanga e un ufficio di collegamento in Kenya, presso la città di Nairobi. Si provvide inoltre a creare un nucleo di supporto presso le strutture dell’UE a Bruxelles.

Focus iniziale della Missione EUTM fu l’addestramento delle reclute somale per costituire e formare delle compagnie che fossero in grado di condurre operazioni militari di livello basico. Il crescente impegno della Comunità Internazionale e dell’UE nel processo di stabilizzazione del Corno d’Africa avrebbero successivamente indotto l’EU a prevedere l’ulteriore impegno nella missione.

Con il passaggio dall’Uganda alla Somalia, la missione ha assunto anche i compiti di advising delle più importanti figure del Ministero della Difesa somalo. Dal 2014 l’intera attività della Missione è condotta esclusivamente in territorio Somalo. Dal 15 febbraio 2014 la posizione di Mission Commander è stata assegnata all’Italia.

Missioni militari italiane all’estero in atto: dal 2013 al 2018

In questo periodo, il focus si concentrò sull’Africa, senza tralasciare il complesso problema del Medioriente, minacciato in quegli anni dall’ISIS, califfato teocratico islamico. L’Italia però si è impegnata anche in Lettonia, paese baltico chiave nel controllo dell’Europa nordorientale.

 

Mali – EUTM (gennaio 2013)

Dopo la risoluzione dell’ONU n. 2056 per l’intervento in Mali del luglio 2012, l’UE approvò (17 gennaio 2013) la missione European Union Training Mission MALI (EUTM – MALI) per supportare l’addestramento e la riorganizzazione delle F.A. maliane (MAF). L’obiettivo era quello di contrastare i gruppi terroristici/milizie irregolari operanti nel Paese africano. La direzione militare fu assegnata alla Francia. L’Italia tutt’oggi partecipa, con un nucleo di istruttori dell’Esercito, che sono impegnati nell’addestramento della unità locali.


 

Iraq – Operazione “Prima Parthica” (ottobre 2014)

L’Italia prese parte dal 2014 alla Coalizione multinazionale denominata “Operation Inherent Resolve” – OIR (composta da 84 nazioni e 5 organizzazioni internazionali) contro i terroristi del Daesh operanti in Iraq e Siria.

Le forze dei vari Paesi stanno operando ai sensi dell’Art. 51 della Carta dell’ONU, sulla base della richiesta di soccorso presentata il 20 settembre 2014 dal rappresentante permanente dell’Iraq presso l’ONU al Presidente del Consiglio di Sicurezza.

 

Libano – MIBIL (marzo 2015)

La missione si inquadrava nel più ampio contesto delle iniziative dell’”International Support Group for Lebanon” (ISG), in ambito ONU. L’ISG si proponeva di supportare il Libano che, alla luce del conflitto siriano, era affetto da gravi disagi sociali ed economici, con forti ripercussioni sulla situazione di stabilità e sicurezza.

In particolare, si mirava a catalizzare un robusto impegno della Comunità Internazionale a sostegno del Libano. Tre i settori di intervento individuati:

  • supporto ai rifugiati;
  • sostegno all’economia della nazione;
  • addestramento delle forze armate.

In tale contesto l’Italia avviò delle attività bilaterali nello specifico settore della formazione del personale militare libanese. L’impegno nazionale si concretizzò nello schieramento di una Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL), rivolta all’implementazione di programmi di formazione ed addestramento in favore delle LAF/Forze di Sicurezza libanesi e la costituzione di un Centro di Addestramento nel Sud del Libano, dove sviluppare le citate attività formativo/addestrative.

 

Lettonia – eFP Operazione “Baltic Guardian” (maggio 2017)

In base alla decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo della NATO durante il Summit di Varsavia del luglio 2016, l’Italia con il Task Group “Baltic” partecipò al dispositivo dell’Alleanza di 4 Battle Group multinazionali. Ciascuno di questi era guidato da una Framework Nation (Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia).

Infatti, dinnanzi a una deteriorata percezione della sicurezza e a seguito di specifica richiesta avanzata da parte dei Paesi Baltici e della Polonia, la NATO ritenne opportuno rafforzare la propria presenza sul fianco Est dello spazio euro-atlantico. L’Alleanza atlantica implementò ciò varando una misura di enhanced Forward Presence (eFP) che contemplava lo schieramento di quattro Battlegroup rispettivamente in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.

L’eFP è una misura di natura difensiva, proporzionata e pienamente in linea con l’impegno internazionale della NATO che intende rafforzare il principio di deterrenza dell’Alleanza. In particolare, aver rafforzato la presenza sul fianco Est dell’Alleanza rappresenta un chiaro esempio della determinazione nell’assolvere la missione primaria di sicurezza collettiva dell’integrità territoriale euro-atlantica contro ogni possibile aggressione e minaccia.

 

Libia – MIASIT (gennaio 2018)

La Missione bilaterale è intesa a fornire assistenza e supporto al Governo di Accordo Nazionale in Libia ed è frutto della riconfigurazione, dal 2018, della precedente Operazione “Ippocrate. Lo scopo è quello di incrementare le capacità delle Istituzioni locali, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite, mediante supporto sanitario e umanitario e agevolando attività di formazione/addestramento sia in Italia sia in Libia.

Comandante della Missione è il Generale di Brigata Aerea Dario A. Missaglia. Il Comando della Missione ha sede in Tripoli. Inoltre, a Misurata è schierato un distaccamento tecnico-operativo deputato alla formazione e al mentoring delle Forze Armate Libiche. Dal 04 Luglio 2023 il Col. Paolo Franciosa è Comandante del distaccamento MIASIT in Misurata.

Missioni italiane all’estero: Ungheria e Bulgaria

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha lanciato un’offensiva su larga scala contro l’Ucraina, mettendo in grave pericolo militari e civili e violando le norme del Diritto Internazionale. La NATO da quel giorno è in massima allerta, poiché il paese invaso confina con ben quattro stati facenti parti dell’Alleanza (Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania) e con un membro associato, cioè la Moldavia, che al suo interno racchiude un’enclave filorussa (Transnistria). Lo scenario è ancor più preoccupante visto che la Federazione Russa condivide i propri confini con la Finlandia, nuovo membro della NATO, e con altre nazioni dell’Alleanza, come Estonia e Lettonia , Polonia e Lituania (tramite la regione di Kaliningrad).


 

Ungheria e Bulgaria – Operazione Enhanced Vigilance Activity

In risposta la situazione russo-ucraina, gli Alleati hanno attivato i piani di difesa della NATO e dispiegato migliaia di truppe supplementari da entrambe le sponde dell’Atlantico. Oltre 40.000 truppe, insieme a significativi mezzi aerei e navali, sono ora sotto il diretto comando della NATO nella parte orientale dell’Alleanza, supportate da altre centinaia di migliaia di truppe provenienti dai dispiegamenti nazionali degli Alleati.

La NATO ha rapidamente istituito quattro nuovi gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia, oltre ai gruppi tattici già esistenti in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. Le otto unità si estendono lungo tutto il fianco orientale della NATO, dal Mar Baltico a nord al Mar Nero a sud. Inoltre, al Vertice di Madrid del giugno 2022, gli alleati hanno concordato un cambiamento fondamentale nella deterrenza e nella difesa della NATO. Ciò include il rafforzamento delle difese avanzate, il potenziamento dei gruppi tattici nella parte orientale dell’Alleanza fino al livello di brigata, la trasformazione della Forza di risposta della NATO e l’aumento del numero di forze ad alta prontezza a ben oltre 300.000 unità.

L’Italia si è candidata a guidare come framework nation, a partire dal mese di ottobre 2022, e il Battle Group in Bulgaria, di base nella Novo Selo training area. Tutte le attività operative e addestrative condotte dalle Forze Armate Italiane sul fianco orientale della NATO sono disposte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e svolte sotto il coordinamento e secondo le direttive impartite dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI).

Missioni Esercito Italiano all’estero: preparati con Nissolino Corsi

Ormai dovrebbe esserti chiaro: l’Italia è al centro delle iniziative della comunità internazionale. Il nostro Paese è infatti membro fondatore di NATO e Unione Europea, mentre fa parte dell’ONU sin dal 1955. È quindi naturale pensare all’Italia come uno stato in prima linea nella risoluzione delle controversie internazionali e nel soccorso a popolazioni colpite da calamità.

I nostri soldati, apprezzati al di fuori dell’Italia per professionalità e correttezza, sono dunque perennemente impegnati nelle missioni italiane all’estero. Se vuoi essere tra questi: non esitare! Affida la tua preparazione a Nissolino Corsi, top scuola di preparazione in Italia secondo FederTerziario. Cosa aspetti? Lascia ora i tuoi dati e verrai ricontattato per una consulenza gratuita e senza impegno.

Quali sono le missioni italiane all’estero concluse?
L’Esercito Italiano si è impegnato dal 1946 a oggi in numerose missioni italiane all’estero. Queste sono le operazioni concluse:
  • India e Pakistan (gennaio 1949)
  • Medioriente (gennaio 1958)
  • Libano 1 (agosto 1982)
  • Libano 2 (settembre 1982)
  • Afghanistan (marzo 1989)
  • Namibia (marzo 1989)
  • Kurdistan (maggio 1991)
  • Albania (settembre 1991)
  • Somalia (dicembre 1992)
  • Mozambico (marzo 1993)
  • Ruanda (marzo 1994)
  • Bosnia (dicembre 1995)
  • Albania (aprile 1997)
  • Macedonia (dicembre 1998)
  • Albania (aprile 1999)
  • Timor Est (settembre 1999)
  • Macedonia (2001)
  • Afghanistan (marzo 2003)
  • Iraq (agosto 2004)
  • Sudan (gennaio 2005)
  • Pakistan (novembre 2005)
  • Ciad/RCA (settembre 2007)
  • Georgia (ottobre 2008)
  • Haiti (gennaio 2010)
  • Mozambico (agosto 2014)
  • RCA (settembre 2014)
  • Afghanistan (gennaio 2015)
  • Libia (settembre 2016)

Quali sono le missioni italiane all’estero in atto?
L’Esercito Italiano concorre tutt’oggi in numerose missioni italiane all’estero ancora in atto. Queste sono le operazioni ancora in corso:
  • Marocco (aprile 1991)
  • Kosovo (giugno 1991)
  • Bosnia-Erzegovina (dicembre 2001)
  • Libano (novembre 2006)
  • Somalia (aprile 2010)
  • Mali (gennaio 2013)
  • Iraq (ottobre 2014)
  • Libano (marzo 2015)
  • Lettonia (maggio 2017)
  • Libia (gennaio 2018)
  • Ungheria (luglio 2022)
  • Bulgaria (agosto 2022)

Per ricevere maggiori info, contattaci subito, un incaricato della Nissolino Corsi ti risponderà il prima possibile.

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