Festa del Tricolore, storia della bandiera italiana e significato

storia della bandiera italiana

Oggi ricorre la Festa del Tricolore, ecco la storia della bandiera italiana coi suoi significati: leggi il nostro articolo per saperne di più

Oggi, 7 gennaio, è la Festa del Tricolore, una giornata speciale in cui il nostro Paese celebra la bandiera italiana. In questo articolo ricostruiremo le vicende che hanno portato alla creazione di uno dei simboli dell’Italia e approfondiremo la storia della bandiera italiana. Il nostro vessillo è riconosciuto in tutto il mondo, ma non tutti sanno che la sua tradizione parte da lontano. Leggi il nostro articolo e scopri come l’Italia è arrivata a eleggere il Tricolore come bandiera ufficiale della Repubblica.


INDICE
– Colori bandiera italiana: cosa dice la Costituzione
– Bandiera italiana significato colori: cosa rappresentano il verde, il bianco e il rosso
– Storia della bandiera italiana
– La bandiera italiana: simbolo del Paese


Colori bandiera italiana: cosa dice la Costituzione

Partiamo dall’attualità e vediamo insieme come la Costituzione ha codificato l’aspetto della nostra bandiera. Le madri e i padri costituenti, dopo la caduta del fascismo, si sono interrogati sulle sorti del Tricolore, al cui centro c’era ancora lo stemma reale della casa dei Savoia, l’ormai ex famiglia regnante.

Così, i primi legislatori della Repubblica hanno ritenuto opportuno inserire nella Costituzione Italiana un capitolo che potesse descrivere la bandiera italiana in modo univoco e definitivo. Ecco l’articolo 12 della nostra Carta: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni“.

Un comma, questo, di una potenza evocativa notevole e che rende immediatamente l’idea di come la bandiera italiana sia un simbolo dalla immediata riconoscibilità. In più, l’articolo 12 della Costituzione chiude l’elenco dei principi fondamentali enunciati dalla nostra Carta. Questo elemento non è da trascurare, visto che rappresenta proprio l’integrazione del Tricolore nei capisaldi della nostra Repubblica.

Bandiera italiana significato colori: cosa rappresentano il verde, il bianco e il rosso

Sono in molti nel mondo ad accostare i colori verde, bianco e rosso al nostro Paese. Tuttavia, spesso ci si sofferma in maniera superficiale sul significato dei colori nella bandiera italiana. Naturalmente per spiegare il loro simbolismo dobbiamo affidarci alle ricostruzioni storiche, che approfondiremo più avanti.

Il nostro Tricolore risale all’epoca napoleonica e alla Campagna d’Italia lanciata dal generale francese per conquistare la Penisola. Napoleone Bonaparte è perfettamente consapevole di avere bisogno dell’appoggio del popolo per poter imporre il suo dominio sullo Stivale. Così, alcuni soldati, illusi dal fatto che il francese potesse dare il via al processo dell’Italia unita, lo appoggiano in battaglia. I reparti militari “italiani” scendono così in campo con uniformi verdi, bianche e rosse.

Il bianco e il rosso rappresentano l’antichissimo stemma comunale di Milano (una croce rossa su campo bianco), mentre il verde era mutuato dalle uniformi della Guardia Civica milanese. Insomma, a differenza degli altri paesi che caricano la propria bandiera di significati, i colori del nostro vessillo non rimandano a referenze simboliche specifiche. Tuttavia, per decenni prima dell’Unità d’Italia, la bandiera italiana ha rappresentato un solo ideale: la libertà.

Storia della bandiera italiana

È ora giunto il momento di approfondire la storia della bandiera italiana. Da dove arriva il Tricolore che oggi troviamo esposto in tutti i luoghi della pubblica? Tutto nasce alla fine del Settecento, quando Napoleone Bonaparte, già padrone assoluto della politica francese ed europea, decide di lanciarsi nella Campagna d’Italia. Sono molti gli intellettuali che accolgono con favore la venuta del generale d’oltralpe, primo fra tutti Ugo Foscolo, che vede Bonaparte come un “liberatore”. La speranza dei patrioti è infatti che la Francia possa porre fine a un’era di frammentazione politica e di arretratezza sociale, inaugurando così la via per un’Italia unita.

La Repubblica Cispadana e Reggio Emilia: la prima bandiera italiana

L’ascesa di Napoleone è inarrestabile e arriva a conquistare la parte settentrionale della Penisola, nella quale inaugura la Repubblica Cispadana, un territorio che comprende il Bolognese, il Ferrarese, il Modenese, il Reggiano, fino alle città di Massa e Carrara. L’inizio della storia della bandiera italiana ha luogo proprio in questo contesto politico e comincia in una precisa città: Reggio Emilia. Qui, in quella che oggi non a caso è chiamata la “Sala del Tricolore”, il Parlamento della Repubblica Cispadana – su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni – decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. È il 7 gennaio 1797, data che ha visto la nascita della prima bandiera italiana e che oggi viene riconosciuta come Festa del Tricolore.

La tradizione del Tricolore si consolida poi dopo il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), quando Napoleone cede Venezia, Mantova e tutto il Veneto all’Austria, un passo falso che Foscolo non gli perdonerà mai. La Repubblica Cispadana, con i domini di Milano, di Modena e tutto il Bergamasco vengono dunque fusi assieme nella Repubblica Cisalpina, sempre alle strette dipendenze di Parigi.

Dalla Repubblica Cisalpina alla Repubblica Italiana

Nonostante gli sforzi, dunque, il popolo italiano rimane sempre assoggettato a forze straniere in questo frangente storico. Napoleone Bonaparte, d’altro canto, è un militare, non certo un uomo di pace, e il suo è un ciclone bellico che si abbatte su tutto il Vecchio Continente. Per questo motivo la storia per mezzo delle sue gesta accelera e fatti epocali si susseguono in una manciata di anni. La Repubblica Cisalpina nasce, infatti, nel 1797 e viene sciolta nel 1799 dopo le sconfitte francesi nelle Guerre napoleoniche (Seconda Coalizione). Milano ricade così sotto il dominio austriaco, salvo poi tornare a essere capitale della Repubblica Cisalpina nel 1800 con il nuovo avvento di Napoleone in Italia.

Il passo falso di Napoleone impone una più cauta e meno liberale serie di riforme nelle cosiddette Repubbliche Sorelle italiane. Così, nel 1802 la Repubblica Cisalpina confluisce nella Repubblica Italiana. L’ordinamento istituzionale prevede Napoleone Bonaparte, nel frattempo diventato Primo Console in Francia, come presidente, mentre Francesco Melzi d’Eril viene creato vicepresidente. Il segno più tangente di questo cambio di rotta è l’istituzione del Ministero per il culto, che assicura il controllo sugli atti religiosi. Durante la prima esperienza napoleonica in Italia, infatti, il cattolicesimo viene osteggiato; ora invece diventa religione di Stato. Nella Repubblica Italiana il tricolore cambia e si presenta come un quadrato a fondo rosso in cui è inserito un rombo a fondo bianco nel quale è inserito un altro quadrato a fondo verde. Questa bandiera, con l’aggiunta dell’emblema della nostra attuale repubblica, corrisponde allo stendardo del Presidente della Repubblica, visibile sul torrino del Quirinale.

Storia della bandiera italiana: dal Regno d’Italia alla Restaurazione

Nel frattempo, Napoleone continua la sua opera di accentramento dei poteri, tradendo gli ideali della Rivoluzione Francese. Il 2 dicembre 1804, infatti, nella iconica cattedrale di Notre-Dame de Paris quel generale venuto dal nulla diviene “imperatore dei francesi”. Questo fatto epocale ha ripercussioni anche in Italia, dove la Repubblica Italiana viene rinominata come Regno d’Italia. Napoleone viene quindi incoronato Re d’Italia nel Duomo di Milano il 26 maggio 1805. La corona imposta sul suo capo è la Corona ferrea utilizzata dai longobardi e da altri sovrani nel corso dei secoli precedenti e oggi conservata nel Duomo di Monza. Il tricolore del Regno d’Italia è simile a quello utilizzato per la Repubblica Italiana con l’aggiunta dello stemma imperiale napoleonico.

Alcuni storici individuano nel Regno d’Italia di Napoleone l’embrione del futuro stato unitario. Tuttavia, dopo la disfatta di Waterloo, l’era di Napoleone tramonta definitivamente. La sua deposizione avviene nel maggio del 1814, mentre per l’Europa è tempo di azzerare con il Congresso di Vienna (1° novembre 1814) tutto ciò che Napoleone ha fatto. È l’inizio della Restaurazione, con la quale gli ex sovrani del Vecchio Continente, riportano le lancette del grande orologio della Storia indietro di ventitré anni, cioè a prima della Rivoluzione Francese. Tornano così le grandi monarchie di stampo più o meno feudale che hanno caratterizzato l’Europa prima del 1792.

Quello di cui però non si è tenuto conto a Vienna è che Napoleone ha portato una ventata di modernità in un Europa ancora politicamente immersa nel Medioevo. Le riforme francesi riguardanti l’istruzione, l’urbanistica, la salute e l’ordine pubblico, la vita politica e la religione piacciono alla popolazione borghese. Così, questo colpo di spugna non fa altro che innescare dei moti popolari, che culminano con il Risorgimento, in cui il tricolore torna a essere protagonista.

Dal Risorgimento al 1925

Negli anni che vanno dalla Restaurazione all’Unità d’Italia (1861), il Tricolore viene bandito in quanto simbolo insurrezionale. Tuttavia, già nei moti del 1831 e nelle rivolte mazziniane la bandiera italiana viene sventolata come simbolo di libertà. Nel 1847, prima del famoso Quarantotto, un giovanissimo Goffredo Mameli compone il “Canto degli Italiani“, il nostro attuale inno nazionale, nel quale menziona il tricolore. “Raccolgaci un’unica bandiera, una speme”, scrive infatti il poeta e patriota genovese, morto a soli 22 anni.

L’anno seguente la città di Palermo insorge e la rivolta contro il potere assoluto si espande in tutta Europa: è la Primavera dei Popoli, a seguito della quale molti sovrani sono costretti a concedere le prime costituzioni in senso moderatamente liberale. Tra questi vi era Carlo Alberto di Savoia che nel 4 marzo 1848 a Torino promulga lo Statuto del Regno, passato poi alla storia come lo Statuto Albertino. Diciannove giorni dopo, il re sabaudo annuncia così l’inizio della Prima Guerra d’Indipendenza: “[…] per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il se dell’unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe […] portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana“. Allo stemma dinastico viene successivamente aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.

Il 17 marzo 1861 viene proclamato il Regno d’Italia, la cui bandiera continua a essere quella della Prima Guerra d’Indipendenza. Tuttavia, non c’è ancora una legge che codifichi in maniera univoca il vessillo italiano. Questo porta alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall’originaria, spesso addirittura arbitrarie. Solo nel 1925 vengono introdotti per legge i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato.

La bandiera attuale: storia della bandiera italiana

Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia cessa di essere una monarchia e diventa una repubblica. Un decreto legislativo presidenziale il 19 giugno 1946 stabilisce la foggia provvisoria della nuova bandiera, il cui modello viene inserito nell’articolo 12 della Costituzione. L’eccessivo nazionalismo portato dal ventennio fascista e l’esasperazione del culto della bandiera, porta però nell’immediato dopoguerra una tendenza a diffidare dei simboli nazionali e più in generale del patriottismo.

Il 7 gennaio 1947 il Tricolore compie 150 anni e a Reggio Emilia si svolgono solenni celebrazioni con personalità del calibro del poeta Giosuè Carducci ed Enrico De Nicola, Capo provvisorio dello Stato. In questo contesto, Luigi Salvatorelli, storico e giornalista italiano, pronunciò queste parole: “Il tricolore non è abbassato, non sarà abbassato. Esso è stato ribenedetto, riconsacrato dalla insurrezione dei patrioti, dal sangue dei partigiani e dei soldati d’Italia combattenti contro il nazi-fascismo nella nuova lotta di liberazione”.

La bandiera, tuttavia, rappresenta un simbolo non manipolabile: appartiene a tutti e neanche una dittatura può cancellarlo. Perciò il Tricolore ricomincia il suo cammino per tornare a unire gli italiani. Nel 1954 la nostra bandiera viene issata sulla vetta del K2 nell’ambito della spedizione italiana, quattro anni più tardi vengono organizzate le Olimpiadi di Roma, dove viene esposta con orgoglio.

La bandiera italiana: simbolo del Paese

A oggi la bandiera italiana continua a suscitare un forte sentimento di unità nazionale. Sotto la sua egida si riconoscono tutte le Forze Armate, le Forze di Polizia e tutte le pubbliche amministrazioni che operano nel nostro Paese. Tutto il mondo riconosce il prestigio del nostro Tricolore, che è immediatamente associato alla nostra grande tradizione letteraria, artistica, scientifica e culinaria.

La nostra bandiera, dunque, riunisce sotto la sua ala tutto il popolo italiano e in particolare le Forze Armate italiane, che portano in alto il Tricolore in tutte le loro missioni italiane all’estero. Se anche tu senti dentro di te l’amore per la nostra bandiera e per la Patria, non esitare. Nissolino Corsi può aiutarti a coronare il tuo sogno di indossare la divisa. Potrai così servire la comunità e contribuire agli interessi nazionali: per un cittadino non c’è onore più grande. Cosa aspetti? Lascia qui i tuoi contatti e verrai richiamato per una consulenza gratuita e senza impegno.

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